martedì 30 luglio 2013

Altro luogo sacro antico sabino



Il lago di Paterno

Nel Comune di Castel Sant’Angelo si trova il lago di Paterno, l’antico lago di Cutilia (l’Umbilicus Italiae secondo le fonti), il lago sacro alla dea Vacuna, assimilata in età romana alla dea Vittoria e terra dei riti sacri Ver Sacra, i riti sabini che avrebbero dato origine a numerosissime popolazioni italiche (Piceni, Irpini, Pentri, Frentani) per la generazione di nuovi popoli.
Sul lago insiste un imponente complesso conosciuto come i Fornici o Terme di Tito ed interpretato da alcuni studiosi come uno dei principali impianti termali della zona. Le strutture, sottoposte ad interventi di consolidamento statico e di restauro ad opera della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, presentano più fasi edilizie come manifestano le diverse tecniche murarie (opera quasi reticolata ed opera vittata).
Le recenti indagini, anche se molto limitate, hanno permesso di interpretare il possente muro, alto circa 11,40 metri e lungo circa 60 metri, come terrazzamento di un’imponente villa rustica. Il muro, costituito da 13 nicchie alternate a 14 speroni, presentava probabilmente un notevole impianto scenografico di alta suggestione grazie anche ad una serie di cascate realizzate mediante l’ausilio di strutture lignee. Alle spalle del muro si articolano diversi ambienti solo parzialmente investigati.
La fusione tra natura e sacralità, che fece dedicare questa terra all’antica dea Vacuna, non perse la sua forza con la cristianizzazione quando, proprio nei territori di confine tra Umbria, Lazio e Abruzzo, fiorì l'eremitismo delle origini e vi ebbero i natali, esercitando la loro vita religiosa, santi e beati di grande rilievo per la storia della Chiesa quali San Benedetto, San Francesco, Santa Rita, San Felice ed altri.
L'intera area, identificata come "Aquae Cutiliae", si estende per quattro chilometri lungo il percorso della Salaria, tra le località di Caporio e il villaggio di Paterno. Notevoli sono stati i rinvenimenti archeologici negli ultimi cento anni in occasione di lavori agricoli e stradali che hanno rafforzato la convinzione degli studiosi di trovarsi realmente in presenza del luogo riportato da Varrone con la denominazione di "Umbilicus Italiae", ombelico d'Italia.
In particolare, il maggiore dei laghi situato presso il villaggio di Paterno, potrebbe corrispondere al "Lacus Cutiliae" (nome che sembra derivare dal greco "cotile", bicchiere, cavità, ciotola), sacro alla dea Vittoria o Vacuna fin dal tempo dei mitici Aborigeni e Pelasgi, sul quale fluttuava un'isoletta. Esisteva infatti la credenza del popolo dei Pelasgi, che avrebbero avuto continuità soltanto se avessero trovato un’isola all’interno di un lago. Qui la trovarono ma è probabile che l'isola fosse formata da un intreccio di tronchi e rami. Varrone segnalava l’esistenza di un’isola flottante all’interno del lago legata al culto delle Lymphe Commolites, divinità legate all’elemento acquatico e da cui prendono il nome per il movimento dell’isola.
Nel 79 d.C. Vespasiano e suo figlio Tito nel 81 d.C. trovarono qui la morte, sembra per un bagno in acqua troppo fredda per le loro condizioni di salute.
Il lago di Paterno ha origine dalla formazione di una “dolina”, una cavità superficiale dovuta a fenomeni carsici. Proprio tali fenomeni naturali, nonché l'esistenza di un emissario sotterraneo, sono alla base di un continuo movimento del fondo della cavità che causa quindi variazioni della sua profondità oscillanti tra i 37 e i 54 metri. Il lago si trova a 430 m sul livello del mare ed il suo specchio d'acqua misura circa 190 metri e 150 di larghezza.
Vicino al lago di Paterno si trovano altri due laghetti di origine carsica: il Lago di Mezzo e il Lago Piccolo, volgarmente detto Pozzo di Burino.

La Dea Vacuna

La divinità principale dei Sabini era la Dea Vacuna. Fu identificata come la dea dei campi e della natura, ma in particolare fu associata alla personificazione della Vittoria. Le testimonianze del culto di questa divinità risalgono alla fine dell’età repubblicana e prima età imperiale.
Il lago di Paterno, nel comune di Castel Sant’Angelo, era alimentato da una sorgente salutare e sacra proprio alla dea Vacuna.
Nel lago fluttuava una piccola isola appena emergente dalle acque e Varrone ricorda il culto arcaico e probabilmente oracolare legate alle Lymphae Commotiles, così chiamate dallo spostarsi dell’isola.

Da http://www.comune.castelsantangelo.ri.it/paterno.asp


IL TORO OSSEQUIOSO A BACUGNO


Interessantissimo rituale a Bacugno (nome derivante dalla dea Vacuna) ogni 5 agosto.

La festa e i suoi riti
Le celebrazioni in onore di S. Maria della Neve ricorrono ogni anno il 5 di agosto, in coincidenza con la ricorrenza liturgica che trae origine dalla leggenda secondo la quale Papa Liberio nel 352 d. C. assistette al miracolo della nevicata sul colle Esquilino di Roma, dove subito dopo fece fondare l'ancora esistente Chiesa di S. Maria Maggiore.
Ancora oggi questa tradizione conserva al suo interno alcuni elementi rituali che, pur essendo da secoli integrati nel quadro complessivo di matrice cristiana, sono tutt'oggi riconosciuti come molto antichi, addirittura risalenti a culti di origine Sabina.
Evento centrale della celebrazione in onore di S. Maria della Neve è la triplice genuflessione del Toro di fronte la statua della Vergine. Questa tradizione si compone, inoltre, di altri elementi rituali di grande valore spettacolare: Il Manocchio, il Solco e i Ciambelletti.

Il Toro ossequioso

Le origini della tradizione del Toro vengono generalmente fatte risalire dagli studiosi all'era precristiana.
Il toro, addestrato e curato tutto l'anno dagli abitanti del paese si inginocchia la mattina del 5 Agosto al cospetto della statua, della Vergine Mària, nel sacrato della Chiesa di S. Maria della Neve in Bacugno.

Il Solco diritto

Il solco rappresenta la celebrazione del lavoro campestre, l'auspicio di un fruttuoso esito del raccolto.
Nella notte del 3 Agosto i solcatori, partono alla volta del Monte Boragine dove giungono all'alba. Qui inizia il taglio di un palo di faggio che trasportato sulla cima viene piantato come segnale per l'inizio della tracciatura del Solco Diritto, che da qui si dirige fino al paese in corrispondenza dell'entrata della Chiesa, per celebrare ed auspicare i buoni esiti del raccolto.

Il Manocchio

E' un grande covone di grano, fatto di spighe raccolte in piccoli mazzetti.
Una volta terminata la lavorazione viene cinto con una treccia di spighe e alla sua sommità viene poggiata una croce fatta di spighe di grano.
Esso viene trasportato a spalla per le vie del paese durante la processione.
Nel momento in cui il manocchio fa il suo ingresso nel Sagrato della Chiesa una delle ragazze del paese, in costume tradizionale, lancia nelle quattro direzioni cardinali il ciambello, un gesto che richiama rituali di epoca romana. Il manocchio è portato a spalla da sedici persone. Esso viene realizzato i giorni prima della festa da tutta la popolazione mettendo insieme i mazzetti di grano da essa realizzati. Raggiunta la dimensione desiderata il manocchio viene legato con un sistema di corde che conferiscono ad esso la forma circolare. Le corde vengono nascoste da una treccia di spighe di grano che cinge l'intera struttura. La forma "affungata" è data da una particolare lavorazione che consiste nel bagnare il grosso covone affinchè le spighe si ammorbidiscano e diventino modellabili.Eseguita questa prima operazione il manocchio viene " pettinato" usando una coperta di lana che posta sull'estremità dello stesso viene ruotata in senso orario in modo tale da dare alle spighe lo stesso verso. L'ultimo passaggio è quello della famosa croce fatta di spighe di grano che viene inserita sull'estremità del covone.
Completate tutte le operazioni dette il manocchio viene posto su una struttura in legno formata da una base centrale su cui poggia il manocchio stesso, sui due lati della suddetta vi sono fissate due lunghe " stanghe" (aste) che facilitano il trasporto in spalla dei "manocchiari".

I Ciammellitti

Sono dei dolci tradizionali che vengono realizzati dalle donne del paese e lanciati alla folla.

Il lancio dei Ciammellitti, preceduto dal tradizionale lancio del Ciambello, secondo i quattro punti cardinali, è un momento di grande euforia, in cui tutti si accalcano per cercare di raggiungere i dolcetti lanciati da ragazze in abito tradizionale dal muro di cinta della Chiesa e la cui presa è segno di buon auspicio per l'anno venturo.


 http://www.bacugno.it/index.php/il-toto-ossequioso.html

domenica 7 luglio 2013

IMPARARE A DARE QUELLO CHE VOGLIAMO RICEVERE

Come è vero!!! Quanta saggezza!!!



Imparare a dare quello che vogliamo ricevere
è la vera legge dell’attrazione.
Quando sapete dare la cosa che volete di più,
è come se la calamita dentro di voi invertisse la polarità,
e voi siete pronti e ricevere.
Se volete amore incondizionato,
prima dovete imparare a dare amore incondizionato.
Se volete il partner perfetto,
dovete diventare voi il partner perfetto che cercate.
Se volete un’amicizia sincera,
dovete imparare voi a essere veri amici.
Dare e ricevere non sono affatto due cose diverse,
ma essenzialmente sono la stessa cosa
due aspetti del flusso dell’energia dell’universo.
Poiché noi e l’universo interagiamo continuamente,
arrestare questo flusso produce gli stessi effetti
di sbarrare un fiume con una diga:
blocca la nostra vitalità e la nostra energia,
e la nostra interazione con l’universo si prosciuga.
Tutto è scambio, niente cade dal cielo.
Può sembrare così solo
se non avete ancora afferrato il potere
dei vostri stessi processi inconsci.
Nella vita riceviamo esattamente ciò che diamo,
e non riceviamo ciò che non diamo.
L’universo non fa accordi unilaterali,
si accorge infallibilmente se volete ricevere più
di quello che siete disposti a dare.

(Annemarie Postma, The deeper secret)

FARE UNA COSA ALLA VOLTA




"Fare una cosa alla volta":
ecco come un maestro zen definì l'essenza dello zen.
Fare una cosa alla volta significa essere totali in quello che fate,
significa dare la vostra attenzione completamente a quello che fate.
Questa è un'azione nell'arrendersi, un'azione di potere."

(E. Tolle, Parole dalla quiete)











OGNUNO HA IL PROPRIO SCOPO



 
Ognuno ha il proprio scopo, è vero,
ma trovare quale sia il tuo è impossibile se non hai trovato prima te stesso.
E nel momento in cui troverai te stesso,
troverai simultaneamente anche il tuo scopo.
Quindi non c’è bisogno di preoccuparsi dello scopo.
Tutta quanta l’attenzione dovrebbe essere focalizzata sul conoscere te stesso,
e il modo per conoscere te stesso è la meditazione.

Osho
 

L'AMORE E' L'INCONTRO DI DUE CORPI

Riporto una bellissima frase di Omraam Mikhael Aivanhov




L’amore non è l’incontro di due corpi,
ma la fusione di due quintessenze.
Può accadere che due esseri non si siano mai sfiorati nemmeno con un dito, eppure possano sentire tra loro un legame potente, indistruttibile; altri, invece,
pur dormendo da anni nello stesso letto si sentono soli,
estranei l’uno all’altro.
Quando due esseri si amano veramente,
niente e nessuno può separarli.
Anche se ci fossero migliaia di chilometri tra loro,
in realtà essi sono sempre insieme.
Nonostante i muri, nonostante le montagne e gli oceani,
essi sono insieme, perché ciò che vivono si trova così in alto,
da sfuggire alle limitazioni del piano fisico.

(Omraam Mikhaël Aïvanhov)

ECCOMI DI NUOVO!

Ho passato un periodo molto intenso in cui ho fatto molte cose che mi hanno arricchito spiritualmente e mi dispiace di aver trascurato il mio blog.
Eccomi comunque di nuovo.
Avrei voluto farvi vedere il mio discorso sul labirinto, ma naturalmente non me lo scarica e quindi lo farò appena posso. Comunque se andate su You Tube "Renata Garutti Due parole su labirinto" lo potete vedere. Per fortuna si vedono solo le diapositive e mi vedo di sfuggita!!!
Intanto vi saluto e posto un'altra cosa che mi sta a cuore.