mercoledì 4 novembre 2015

Ha scritto questa canzone 44 anni fa. Ma piange sentendola cantare da una donna…

« Stairway to Heaven », uscita nel 1971, è spesso citata come una tra le più grandi canzoni rock di tutti i tempi. Per ogni chitarrista, imparare le note dell’intro è indispensabile. Quando Ann e Nancy Wilson del gruppo Heart sono salite sul palco per la finale dei « Kennedy Center Honors », la loro interpretazione di « Stairway » ha immediatamente incantato il pubblico.
Robert Plant, celebre cantante dei Led Zeppelin, è quasi scoppiato in lacrime quando alle sorelle Wilson si è unito Jason, il figlio del batterista dei Led Zeppelin. Si tratta di una tra le migliori esecuzioni di « Stairway To Heaven » che siano mai state cantate.


martedì 3 novembre 2015

Symbola il potere dei simboli




Lo Stadio di Domiziano ospita, a partire dal 16 Ottobre, una straordinaria rassegna di opere e manufatti di interesse archeologico  che esplo rano il tema della simbologia nell’antichità dal punto di vista delle tradizioni funerarie, politico-sociali e magico-religiose.

Il percorso espositivo è ordinato in quattro diverse sezioni, che danno conto dell’importanza dei simboli nel mondo antico, del loro significato e della loro forte carica espressiva ed evocativa.

Promossa dall’Associazione culturale Vicus Italicus e organizzata dallo Stadio di Domiziano,  in collaborazione con il Nucleo Polizia Tributaria Roma della Guardia di Finanza, la mostra interesserà oltre 200 reperti inediti di cui la maggior parte recuperata nel corso dell’attività svolta a tutela dei beni culturali. Tra questi, un corpus di materiale fittile proveniente dalla stipe votiva di Pantanacci, nell’agro del Comune di Lanuvio, dove la Guardia di Finanza nel 2012 ha individuato un sito fino ad allora sconosciuto ai mappali della Soprintendenza.

Redattore: RENZO DE SIMONE MIBAC


Informazioni Evento: 

Data Inizio: 16 ottobre 2015 
Data Fine: 15 aprile 2016 
Costo del biglietto: 8,00 euro 
Prenotazione:Facoltativa 
Luogo: Roma, Stadio di Domiziano 
Orario: Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica ore 10.00-19.00Sabato ore 10.00-20.00La biglietteria chiude 30 minuti prima 
Telefono: 06 45686100 - 06 45686101 
E-mail: info@stadiodomiziano.com 
Sito web: http://www.stadiodomiziano.com


La suggestiva area dello Stadio di Domiziano ospita, fino al 15 aprile 2016, una straordinaria rassegna di opere e manufatti di interesse archeologico che esplorano il tema della simbologia nell’antichità dal punto di vista delle tradizioni funerarie, politico-sociali e magico-religiose.
Promossa dall’Associazione culturale Vicus Italicus e organizzata dallo Stadio di Domiziano, in collaborazione con il Nucleo Polizia Tributaria Roma della Guardia di Finanza, la mostra interesserà oltre 200 reperti inediti di cui la maggior parte recuperata nel corso dell’attività svolta a tutela dei beni culturali.
“È l’occasione unica e irripetibile per scoprire e ammirare capolavori custoditi nei caveaux delle Forze dell’Ordine e che – proprio in ragione del loro status – non sono accessibili ai visitatori”, dichiara il Ten. Col. Massimo Rossi, portavoce dell’Articolazione della Guardia di Finanza che si è occupata del progetto.
“Molte delle opere in rassegna provengono dall’estero, recuperate attraverso attività rogatoriale, soprattutto dalla Svizzera e dagli Stati Uniti. Talune altre, invece, provengono da sequestri giudiziari effettuati sul territorio nazionale nel corso delle operazioni poste in essere a contrasto degli scavi clandestini. Si tratta purtroppo di opere decontestualizzate, private – dunque – di quei dati scientifici e di quelle evidenze culturali e antropologiche di cui sarebbero state portatrici qualora fossero state rinvenute nel sito di primigenia appartenenza. origine e le loro funzioni in seno alle comunità cui erano appartenute” precisa il Ten.Col. Rossi.
In una specifica sezione allestita nel percorso della mostra sarà presente una selezione dei materiali provenienti dalla campagna di scavi scientifici condotta nell’area di Pantanacci dalla Soprintendenza per l’Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale e dalla direzione del Museo Civico Lanuvino.
 “Dalle fonti antiche si sapeva dell’esistenza di un luogo di venerazione in località Pantanacci– prosegue Rossi– ma non se ne conosceva l’esatta ubicazione, né che fosse in qualche modo collegato al santuario di Giunone Sospita. Il sito è stato scoperto nel corso di un’operazione che ha sgominato un sodalizio clandestino intento nella profanazione dell’area archeologica situata all’interno di una cavità nascosta da una parete tufacea. L’intervento consentì di recuperare in extremis oltre 5.000 opere destinate al mercato illegale”.
“Con ogni probabilità doveva trattarsi di un santuario rupestre, molto frequentato in età romana – sia nella fase repubblicana che in quella imperiale – dove si svolgevano i riti propizi alla fertilità femminile legati al cosiddetto serpente sacro, l’animale totemico di Giunone Sospita, cui era dedicato il tempio di Lanuvio,” afferma Vincenzo Lemmo, archeologo e curatore della mostra.
Il percorso espositivo è ordinato in quattro diverse sezioni, che danno conto dell’importanza dei simboli nel mondo antico, del loro significato e della loro forte carica espressiva ed evocativa.
La prima sezione è dedicata al mondo magico-religioso, raccontato attraverso gli ex voto provenienti dalla stipe di Pantanacci, alcune statuine egizie legate al culto orientale e altre di Eracle e Mercurio. Tra le opere più singolari, sono presenti dei frammenti di tufo di una grande scultura pertinenti alla figura del serpente sacro, e untintinnabulum conformato a fallo, che presenta lateralmente due ali e una mano sinistra, la quale – secondo i romani – aveva il potere di esorcizzare le paure e tenere lontano il malocchio.
Politica e società sono il tema della seconda sezione, che è stata suddivisa in tre diversi ambiti: “L’uomo e il guerriero”; “La donna e la madre”; “Le monete”. Tra i diversi reperti esposti figurano cinturoni, punte di lancia e uno straordinario elmo apulo-corinzio in bronzo del IV secolo a.C., con paragnatidi decorate artisticamente. E ancora, manufatti ceramici legati alla toeletta femminile, ponderali in bronzo, statue, bustie teste ritratto provenienti da siti sepolcrali. Da segnalare – tra le monete- quella con l’effige di Alessandro Magno da un lato e Zeus dall’altro, ed alcune altre decorate con simboli parlanti.
In questa sezione della mostra anche degli aes rude, una tipologia pre-monetale romana costituita da pezzi irregolari di bronzo, risalenti al V secolo a.C.
Segue la terza sezione sul mondo funerario, che propone crateri, anfore e una straordinaria rassegna di vasi di ogni foggia e ambito, legati al banchetto funebre, con lucerne, alari, unguentari e gioielli in pasta vitrea. Di estrema rilevanza, alcune iscrizioni funerarie risalenti al periodo Repubblicano e del Medio Impero, un ossario del II secolo d.C. in marmo, una serie di rari dischi da corazza del V secolo a.C., di produzione abruzzese, che venivano posti sul corpo del defunto come elemento decorativo, e un’antefissa etrusca risalente al V-IV secolo a.C., che presenta – all’interno – il ritratto realistico del defunto, proveniente presumibilmente dalla necropoli di Norchia, di cui esistono altri due esemplari conservati al Museo Archeologico di Firenze.
Chiude il percorso una sezione speciale sull’alimentazione, con oggetti legati alla pratica del simposio, con vasi e piatti di produzione attica con decorazioni ipnotiche, alari per la preparazione e la cottura delle carni, vasi in bronzo, olle in vetro soffiato e un suggestivo “servizio” per il pesce, di produzione apula del IV-III secolo a.C.
Fonte: www.quotidianoarte.it, 13 ott 2015
Info: Stadio di Domiziano, piazza Navona, 3 – Roma, h. 10-19 – ingresso € 8.

Archeomedia

Il Mistero del Labirinto

Martedì 3 novembre 2015 alle 20.30
presso la Libreria Aseq in Via dei Sediari 10.
Relatori: Emanuela Chiavarelli e Luigi Pellini
Il Mistero del Labirinto
Alla ricerca della “parola perduta”
di Emanuela Chiavarelli
Bulzoni Editore
Perché il simbolo del labirinto, trapelante già nei graffiti preistorici come emblema del divino, ofidico flusso creatore del Tempo, si ripropone, con sorprendente costanza, lungo le tappe della storia umana, riattualizzandosi nei miti della Galassia, nelle vicende del Minotauro, nei Misteri delle fanciulle solari sprofondate nei gorghi inferi, nelle grottesche movenze dei Chierici lungo i meandri pavimentali delle Cattedrali, fino alle fiabe delle principesse rapite dal drago o alle tradizioni popolari dei Giochi di Troia (= “avvolgimento”; “gomitolo”), retaggio del ratto della bellissima Elena? In che senso tutti questi motivi si rapportano al diffusissimo mitema della luminosa “Parola Perduta”? Perché il segreto del linguaggio archetipico, antico codice celeste letto negli asterismi, affonda le sue origini nel labirinto e i primordiali alfabeti si snodano a spirale come le danze dei cacciatori preistorici, finalizzate a catturare la preda, o come i riti “con il filo”, miranti a legare il sole? Il più arcaico simbolo del divenire rivela, all’indagine, sfaccettature semantiche di incredibile complessità, snodandosi armoniosamente, come il gomitolo di Arianna, fino ad interessare tutti i piani esistenziali. Storie dimenticate, eventi tragici, riferimenti astrali inspiegabilmente perduti si intrecciano, così, in un caleidoscopico gioco di relazioni che, se stupisce per il sapiente intreccio delle analogie, conferma, nella visione prelogica e mistica dei nostri predecessori una capacità sintetica di straordinaria coerenza di cui – nel nostro rigido schematismo analitico – avvertiamo ancora un confuso rimpianto.
Emanuela Chiavarelli, studiosa del sacro, ricerca nelle attestazioni dei riti, dei miti, delle fiabe, delle tradizioni popolari il retaggio di eventi realmente accaduti che ispirarono i cerimoniali, i Misteri e la religiosità dei diversi popoli. Autrice di saggi antropologici, come Sulle tracce della scarpina perduta (Roma, Il Calamaio 2005-6), o Il dio Asino: il mistero di un’antica divinità (Roma, Tiellemedia 2006), ha già pubblicato, per Bulzoni, Diana, Arlecchino e gli spiriti  volanti. Dallo sciamanismo alla “caccia selvaggia” (2007); Intarsi: momenti di Antropologia (2009); La maschera e il Graal. Indagine sull’archetipo della “coppa” (2012). Scrive e ha scritto per le riviste “Tema”, “Psicoanalisi Forense”, “Psicoanalisi corporea”, “Studi sull’Oriente Cristiano” e “Arthos”. Ha collaborato con la Cattedra di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma, La Sapienza.
Luigi Pellini nato nel 1953  Verona. Nel 1975 iniziò i numerosi viaggi a Roma dove conobbe Igor Istomin e ne fu allievo devoto. Ha pubblicato tre saggi, il primo “La nascita dello sciamanesimo” 1995 edizione privata, il secondo titolato: “Il cappello dei magi” 2001 che tratta di un copricapo sacerdotale del VI sec. a. C. trovato ad Oppeano, il paese dove vive . Un terzo libro  riguarda la rifondazione romana della città di Verona, dal titolo “Nascita di una città tra architettura mistica e metafisica” 2012.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti (60).
Per qualsiasi ulteriore informazione, è possibile contattarci direttamente allo 06 6868400 oppure, via email, all’indirizzo info@aseq.it



PER COMMEMORARE I DEFUNTI

Per commemorare i defunti questo bellissimo canto navajo:

Non restare a piangere sulla mia tomba.
Non sono lì, non dormo...
Sono mille venti che soffiano.
Sono la scintilla diamante sulla neve.
Son la luce del sole sul grano maturo.
Sono la pioggerellina d'autunno.
Quando ti svegli nella quiete del mattino...
Sono le stelle che brillano nella note.
Non restare a piangere sulla mia tomba.
Non sono lì, non dormo: