venerdì 7 maggio 2010

IL PASSATO RITORNA

Ai miei fedeli lettori dedico il racconto che è stato premiato con la menzione della giuria al concorso letterario "Il Femminile dai mille nomi per un mondo diverso".


IL PASSATO RITORNA

Fiora uscì dalla grotta con una sensazione strana all’altezza dello stomaco: ciò che aveva visto l’aveva affascinata e allo stesso tempo resa ansiosa.
Che legame poteva avere lei con quella stalattite che l’uomo aveva trasformato in una rappresentazione della Dea e che stava lì da millenni?
Eppure quando si era inoltrata nella grotta lei “sapeva” già cosa avrebbe trovato in fondo a quel corridoio!
Perché lo sapeva? Non se lo spiegava, ma la realtà era quella.
Era come se si fosse ricordata che lì c’era quell’immagine della Dea!
Aveva fatto di tutto per andare lì.
Per caso, navigando su Internet, aveva letto di quella grotta ora dedicata a S. Michele e aveva “sentito” che doveva vederla.
Aveva preso l’automobile ed era partita.
E ora, tornata alla luce del sole, si guardò intorno: il paesaggio era bellissimo e, nonostante, gli altri visitatori, si fermò in un punto più appartato e cercò di sentire dentro di sé qualcosa. Chiuse gli occhi e si rivide proiettata indietro nel tempo.
Si vedeva mentre scolpiva con una selce appuntita quella stalattite: era stata lei l’autrice!
Ecco perché si era sentita così attratta da quella grotta e perché era andata così sicura in quel corridoio!
La consapevolezza di quanto aveva scoperto la lasciò un attimo senza fiato.
Si sedette su una roccia e fissò il panorama come in trance. Non doveva essere cambiato molto da allora. Tutto intorno era solo natura.
Si sentiva frastornata e allo stesso tempo felice, come se avesse ritrovato una persona cara lasciata da tanto tempo.
Non avrebbe mai voluto andarsene da lì, ma purtroppo la guida invitò tutti a lasciare il santuario.
Aveva fatto una montagna di foto. Era ritornata indietro e aveva fatto foto alla Dea e al corridoio, ciò che era rimasto del periodo in cui lei era vissuta lì.
Era un’abile fotografa e quindi, tornata a casa, andò subito in camera oscura a stampare ciò che aveva ripreso.
Mentre nell’acido la dea riprendeva forma lei la guardava affascinata.
Una parte di sé era in quella immagine.
Ne fece una gigantografia e la mise in camera da letto.
La sua vita era cambiata.
Si sentiva ossessionata dal suo passato. L’aver rivisto la se stessa di millenni prima l’aveva colpita profondamente.
Niente poteva essere più come prima.
Aveva iniziato a fare ricerche e a studiare tutto quello che trovava sul quel periodo. Purtroppo sulla grotta non si sapeva molto e nemmeno sulla raffigurazione della Dea, ma comunque con amore faceva ricerche e aveva collezionato articoli su articoli. Poi un giorno scoprì che un ricercatore aveva fatto uno studio particolare proprio su quella stalattite e fece di tutto per conoscerlo.
Chiese un appuntamento e lo ottenne.
Era un bell’uomo di circa quarant’anni, che lavorava per un Centro di Ricerche sulla Preistoria.
Il loro incontro fu incredibile: si guardarono e fu come se si fossero sempre conosciuti. Rimasero qualche minuto o forse un’eternità a guardarsi, mano nella mano. Poi ripresero coscienza del presente e si sedettero.
Man mano che l’intervista andava avanti si rendevano entrambi conto che c’era qualcosa che li univa.
Ad un tratto Fiora raccontò ad Alberto la sensazione che aveva avuto nella grotta e lui sorpreso le disse: “Anche io ho provato la stessa cosa: mi sono sentito a casa.”
“Siamo forse impazziti entrambi?” chiese Fiora.
“No, non credo. Non siamo i primi né saremo gli ultimi che ricordano cose del proprio passato anche se così remoto. Quello che è strano che siamo qui tutti e due come se la Dea ci avesse voluto far incontrare di nuovo dopo millenni.”
“E’ quello che penso anche io” sussurrò Fiora.

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