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DUE MOSTRE DI RODIN A ROMA IN PRIMAVERA
Rodin. Il marmo, la vita
18 febbraio / 25 maggio 2014
Museo Nazionale Romano alle Terme di
Diocleziano, Roma
Dopo
Milano, arriva a Roma la mostra su Auguste Rodin, uno degli artisti più
rivoluzionari della tradizione plastica moderna.
La mostra presenta un corpus di oltre 60 opere con un numero tanto vasto di
sculture in marmo da costituire la più completa rassegna che sia stata
allestita sui marmi di Auguste Rodin.
Curata da Aline Magnien, Conservatore capo del patrimonio del Musée Rodin di
Parigi, in collaborazione con Flavio Arensi, l’esposizione presenta tre temi
intorno ai quali si sviluppa lo straordinario allestimento progettato dallo
studio internazionale Bureau des Mésarchitectures — Didier Faustino, per
mettere in rilievo le differenti sezioni del percorso espositivo e stabilire un
dialogo con lo spazio architettonico della Sala delle Cariatidi. Anche grazie
alle luci di Giambattista Buongiorno, i marmi bianchi di Rodin prenderanno vita
in un contesto suggestivo e sorprendente, che consentirà ai visitatori di
approfondire tutti i temi che hanno caratterizzato la sua produzione plastica.
ORARIO
Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19.45. Chiuso il lunedì (eccetto lunedì in
Albis e durante la settimana della cultura), 1 gennaio, 25 dicembre.
Ultimo ingresso un'ora prima.
Biglietto intero: 10,00 euro
Biglietto ridotto: 8,00, riservato a visitatori da 6 a 26 anni e over
65, per tutti i visitatori portatori di handicap, possessori del biglietto di
accesso ad uno dei siti della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici
di Roma inclusi i visitatori del Museo delle Terme di Diocleziano, titolari
Carta Civita, titolari di apposite convenzioni, gruppi di almeno 15 persone
Audioguida gratuita per tutti i
visitatori
D'Après Rodin. Scultura italiana del primo novecento
GNAM Galleria Nazionale d'Arte Moderna
dal 11/02/2014 al 18/05/2014
Allo scultore francese e al suo influsso si ispira
la mostra D'Après Rodin. Scultura italiana del primo novecento, a cura di
Stefania Frezzotti, alla Galleria nazionale d'arte moderna dall'11 febbraio.
La Galleria nazionale d’arte moderna organizza una
mostra incentrata sulla diffusa e trasversale influenza esercitata da Auguste
Rodin sulla scultura italiana dei primi decenni del Novecento, a partire dalla
risonanza suscitata dalla sala personale dell’artista francese presso la
Biennale di Venezia del 1901. Il michelangiolismo filtrato attraverso Rodin
costituì, come è noto, un forte impulso al rinnovamento formale della scultura
italiana del primo decennio del Novecento, ma le novità strutturali introdotte
da Rodin nella sua plastica, le relazioni spaziali ed espressive con le quali è
affrontata la figura umana, la poetica del corpo deformato e mutilato sono
elementi che daranno i loro frutti ben oltre gli inizi del secolo, tanto che
Rodin è considerato per molti aspetti un precursore della scultura
contemporanea. Non bisogna dimenticare infatti che Umberto Boccioni trasse
l’ispirazione per la sua scultura Forme uniche della continuità dello spazio,
icona dell’avanguardia futurista, dalla visione di L’uomo che cammina
all’Esposizione Internazionale di Roma nel 1911.
La mostra propone opere di scultori italiani
in gran parte presenti nelle collezioni della Galleria nazionale d’arte
moderna, fra i quali Medardo Rosso, legato allo scultore francese
da sentimenti di ammirazione e conflittualità; da
altre collezioni sia pubbliche che private provengono opere di artisti che
hanno trovato nella plastica di Rodin un modello ispirativo che arriva fino
alle soglie degli anni Quaranta. Nel primo decennio del Novecento Rodin
dominava indiscutibilmente lo scenario della scultura europea come un gigante
con il quale confrontarsi, un passaggio obbligato che bisognava comunque
attraversare per passare oltre. Le numerose partecipazioni di Rodin alle
principali esposizioni italiane esercitarono una decisiva influenza su una
generazione di scultori che avvertiva la necessità di liberarsi dalle formule
abusate dell’accademismo, del naturalismo, del simbolismo.
La rilettura operata da Rodin di Dante e
Michelangelo nella straordinaria Porta dell’Inferno, la rivisitazione della
statuaria antica come fonte vitale per la modernità, costituirono un potente
veicolo di penetrazione all’interno della cultura italiana ancora pervasa da
concezioni idealistiche e nazionaliste e quindi già favorevolmente predisposta
ad assorbire le novità del maestro francese. La selezione delle opere esposte,
lungi dall’essere esaustiva, mette in luce confronti e derivazioni da modelli
rodiniani, a partire dai temi danteschi nelle sculture di Carlo Fontana e
Domenico Trentacoste, e dalla diffusione del ‘non finito’ michelangiolesco,
spesso privato dell’originaria componente neo-platonica, inteso come
dualismo-contrasto tra il modellato levigato della figura e la materia scabra,
come si può constatare nel monumento a Segantini La Bellezza liberata dalla
materia di Leonardo Bistolfi, nella bellissima serie dei sei Bassorilievi in
marmo rosa di Libero Andreotti, nella Testa di Arturo Dazzi della Galleria
d’arte moderna di Roma Capitale, ma anche in applicazioni meno drammatiche
(Trentacoste, Nudo di donna, Quadrelli, Testa di donna)
Nel secondo decennio del secolo, la vasta
produzione scultorea del maestro francese continua a fornire prototipi formali
per opere di segno completamente mutato, come nella Lupa di Graziosi, che
replica in una sensuale versione femminile il modello originario dell’Ugolino
della Porta dell’Inferno, o negli Amanti di Prini, rielaborazione in chiave
secessionista del più celebre Bacio. Mentre si affievolisce l’ondata del
michelangiolismo e la scultura tende sempre di più verso la sintesi delle
forme, la poetica squisitamente rodininiana del ‘frammento’, del torso, del
corpo senza testa, della figura parziale come opera compiuta, è stata feconda
di sviluppi per l’arte italiana successiva agli anni Dieci e nel primo
dopoguerra (Zanelli, Ninfa dormiente; Prini, Torso). Dopo la guerra, dopo la
morte di Rodin nel 1917, il clima culturale e politico italiano, orientato
verso il ritorno all’ordine e alla strutturalità architettonica dei volumi,
sembra relegare sempre più lo scultore francese al XIX secolo. Ma la vitalità
della sua scultura sopravvive ancora, tra ricorrenze e consonanze,
nell’assimilazione citazionista, personalissima e geniale, di Arturo Martini.
Orari di apertura
martedì - domenica dalle 10.30 alle 19.30
(ultimo ingresso alle 18.45)
Chiusura il lunedì
Biglietto integrato mostra – museo
12 € intero + spese d'agenzia
ridotto 9,50 € + spese d'agenzia
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