domenica 15 maggio 2011

ENTRIAMO NEL MONDO MISTERIOSO E ARCAICO DEL LABIRINTO 2


Eccoci alla seconda puntata della storia del labirinto. Stavolta parliamo dei labirinti in epoca romana.

ENTRIAMO NEL MONDO MISTERIOSO E ARCAICO DEL LABIRINTO 2

Di Renata M.L. Garutti




Prima di parlare del labirinto in epoca romana vorrei accennare al  significato della parola “labirinto”. Sono stati scritti fiumi di parole sulla sua etimologia e sul suo significato, ma in questo contesto mi limiterò solo a quattro significati:
- labrys, l’ascia bipenne simbolo regio a Creta, che indica la giustizia operante in ogni direzione;
- laura (miniera)  che fa pensare a costruzioni ipogee. Il primo a usare la parola labirinto fu Erodoto riferendosi al palazzo di Amenemhet III in Egitto, che consisteva in tremila stanze su due piani, uno dei quali sotterraneo e inaccessibile agli estranei).

Modello tridimensionale del palazzo di Amenemet III (Meride) su disegno di Petrie (1890)

- labirion (cunicolo) si riferisce ugualmente a costruzioni sotterranee e un esempio può essere rappresentato dal cosiddetto “Labirinto di Porsenna” costituito da una serie di cunicoli che si trovano sotto la città di Chiusi.

Labirinto di Porsenna - http://www.eutoscana.it
- labrinda (gioco della miniera) ci fa pensare al gioco dell’oca che sembra derivare dal “disco di Phestos”, scoperto a Creta nel 1908 e risalente al 2000 a.C.: disco di argilla del diametro di 20 cm in cui sono disegnate caselle disposte a spirale con numerose figure.


Disco di Phestos (foto R. Garutti)

I labirinti in epoca romana
Vediamo ora come si trasforma il labirinto in epoca romana. E’ sempre unicursale, ma diventa per lo più quadrato e viene suddiviso in quattro parti da percorrere in successione. Di solito è  a mosaico e viene disegnato sui pavimenti delle ville o nelle terme sia in Italia che nelle provincie dell’Impero. Sembra sia diventato uno strumento di propiziazione e di protezione magica. “La funzione apotropaica del labirinto è sottolineata dalla sua collocazione in prossimità dell’ingresso della villa, quasi a voler catturare fra le spire gli influssi malefici provenienti dall’esterno” (M.L. Reviglio della Veneria, Il labirinto, la paura del Minotauro e il piacere del giardino, Edizioni Polistampa, Firenze, 1998, p. 27). In epoca romana aveva anche una funzione ludica che fece dire a Plinio che i labirinti erano costruzioni costose e inutili (ibidem,  p. 26).
Quelli che sono giunti fino a noi sono soprattutto mosaici.
Eccone alcuni esempi.




Mosaico della Casa del Labirinto, Pompei



Labirinto inciso su un pilastro del peristilio della casa di Lucrezio a Pompei





Labirinto a mosaico trovato a Susa (Tunisia)

Spero di avere ancora una volta destato la vostra curiosità su questo archetipo antichissimo. La prossima volta parleremo dei labirinti nel  primo Cristianesimo.

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