giovedì 26 dicembre 2013

La Sardegna dei 10.000 Nuraghi Simboli e miti dal Passato

SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELL’ETRURIA MERIDIONALE
MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI VILLA GIULIA

 COMUNICATO STAMPA

Verrà inaugurata il 14 dicembre 2013 nella splendida cornice del Museo Nazionale Etrusco di Villa
Giulia, e si protrarrà fino al 16 marzo 2014, la mostra La Sardegna dei 10.000 Nuraghi. Simboli
e miti dal Passato.
È la prima volta che la civiltà nuragica della Sardegna è protagonista a Roma e lo fa attraverso una
esposizione di grande fascino, che svela i segreti di una civiltà antichissima come quella che ha
realizzato i nuraghi e che dalla Sardegna ha intessuto relazioni commerciali e culturali con le altre
popolazioni insediate nel Mediterraneo, e anche con l’Etruria meridionale. Mai prima d’ora i
bronzetti sardi qui rinvenuti erano stati esposti accanto a quelli ritrovati sull’isola.
Sviluppatasi in un lungo arco cronologico, tra l’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (XVIIIX
sec. a.C.), la civiltà nuragica, che prende nome dal singolare e imponente monumento che la
caratterizza, il nuraghe, spicca nel panorama dell’Europa antica per varietà e ricchezza delle sue
manifestazioni culturali.
Tra XVII e XIII sec. a.C. l’occupazione sistematica e capillare del territorio portò all’edificazione di
migliaia di nuraghi sia semplici che complessi, distribuiti in sistemi insediativi costituiti da un
numero variabile di torri, di abitati e di luoghi di culto funzionali al controllo delle risorse. Oggi
queste architetture megalitiche, i cui elevati si ergevano in origine ben oltre i 20 metri, imprimono
al paesaggio sardo un segno inconfondibile. Queste imponenti costruzioni, che hanno richiesto un
eccezionale impiego di forza-lavoro, erano sede di attività legate all’esercizio del potere politico,
amministrativo, militare e religioso, manifestazione evidente della forza e della ricchezza della
comunità.
Il profondo cambiamento che coinvolge la civiltà nuragica intorno al XII secolo a.C. interrompe la
costruzione di questi monumenti. Il contesto socio-economico vede una riorganizzazione generale
delle comunità in un sistema fortemente gerarchico.
È questo il periodo in cui i Nuragici ebbero un ruolo da protagonisti e la Sardegna fu al centro di
intensi scambi di uomini e merci, punto di transito delle rotte verso Occidente e Oriente. Navigatori
essi stessi, i Nuragici furono sagaci interpreti di nuove tecniche metallurgiche, apprese ed elaborate
in modo originale, e quindi ritrasmesse in tutto il Mediterraneo.
In questo contesto culturale le élites, per legittimare il proprio potere politico e religioso e garantirsi
sentimenti di adesione collettiva, ricorsero al passato illustre. Per questo motivo riprodussero il
nuraghe sia in pietra, con i grandi simulacri presenti nei luoghi di culto e nelle capanne delle
riunioni, sia in bronzo, come singoli oggetti oppure come parti di rappresentazioni più complesse
quali gli alberi maestri delle navicelle oppure i cosiddetti “bottoni”, che divengono dei doni
cerimoniali.
Il modello di nuraghe diventa il Simbolo di un Simbolo, l’elemento aggregante della comunità, la
bandiera, espressione dell’unità sociale e dell’autodeterminazione della forza collettiva. E intorno al
modello si crea un importante apparato figurativo, immagine del popolo dei nuraghi e un insieme di
arredi e corredi liturgici fondamentali per l’espletamento dei culti e dei rituali che rappresentano il
background intorno al quale si crea una tradizione e si realizza il mito.
La Mostra di Villa Giulia è stata suddivisa in 4 sezioni.
La prima Immagini di un popolo ruota intorno ad un documentario (regia di Roberto Cretton testi
di Franco Campus e Pina Maria Derudas). Le architetture, la vita quotidiana e la sfera del sacro
vengono proposti con l’ausilio di suggestive scene di fiction e ricostruzioni virtuali, accompagnate
da musiche anche originali, attraverso una chiave di lettura che mette l’accento soprattutto sugli
aspetti sociali e sul ruolo che occupa l’Isola delle Torri, protagonista di primo piano sulla scena
Mediterranea fra l’età del Bronzo e l’età del Ferro.
La seconda sezione dal titolo I Luoghi e i simboli offre uno spaccato dei luoghi della poliedrica
civiltà nuragica. Un percorso geografico si dipana dal nord al sud dell’isola e interessa le numerose
località che hanno restituito il simbolo di questa civiltà: manufatti in bronzo o pietra riproducono in
varie dimensioni il nuraghe.
Nella terza sezione Identità e Orizzonti si intende sottolineare il ruolo del monumento quale bene
riconosciuto sia oggi che nel passato. Due figure di guerrieri, un arciere e un “pugilatore”,
riproducono fedelmente le grandi statue in pietra provenienti dallo straordinario complesso cultuale
e funerario di Mont’e Prama. L’allestimento ricrea in scala reale interni di nuraghi, altari sormontati
da spade votive, scenari ed ambientazioni in un quadro di grande suggestione.
La quarta ed ultima sezione Simboli e segni della memoria focalizza l’attenzione sulla funzione
che le riproduzioni di nuraghe ebbero nel contesto di origine. Le navicelle votive con l’albero
maestro conformato a torre, con animali sulle murate, sono chiaramente espressione di una
narrazione e segni del potere: nuraghi in bronzo, doni cerimoniali, sono funzionali ad instaurare
un’alleanza fra uomini e dei. Verranno esposte opere poco note al grande pubblico provenienti dai
più importanti musei nazionali e civici della Sardegna, testimoni di un racconto mitico e della
memoria culturale del popolo nuragico.
L’esposizione - rielaborazione di quella sarda “Simbolo di un simbolo”, inaugurata nell’ottobre del
2012 nel piccolo centro di Ittireddu (SS), finanziatore dell’evento, e poi ospitata al Museo “G. A.
Sanna” di Sassari fino al 30 novembre 2013, è corredata da un catalogo, che accoglie i contributi di
numerosi studiosi e approfondisce le tematiche presentate in Mostra.
Durante la giornata inaugurale il pubblico potrà rivivere le antiche atmosfere musicale sarde fin
dalla mattinata, grazie alle esibizioni del coro polifonico sardo Associazione culturale coro di
Ittireddu diretto dal maestro Silvio Bossi e del gruppo folk “Santu Jagu” di Ittireddu.
L'iniziativa, promossa dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell'Etruria meridionale e dal
Comune di Ittireddu, sosterrà la popolazione della Sardegna colpita dall'alluvione attraverso la
Caritas - Parrocchia Nostra Signora De La Salette di Olbia (IBAN IT 42 M 03359 01600
100000069823, causale: EMERGENZA ALLUVIONE OLBIA)

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